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Un grande giurista con l’umiltà del grande uomo. Con la passione per il diritto ma ancor più per i diritti, in particolare per chi non era garantito. Così era Valerio Onida, dal settembre 2004 al 30 gennaio 2005 presidente della Corte Costituzionale, della quale era stato giudice dal 1996, morto ieri all’età di 86 anni. A darne la notizia uno dei cinque figli, Francesco, professore associato all’Università di Milano, con un breve post su facebook. «Ciao Papà, grazie di tutto», un piccolo cuore e una foto sorridente, quel sorriso semplice che lo caratterizzava, anche nei luoghi più difficili, quelli cui aveva deciso di dedicare la vita dopo gli impegni istituzionali.
Lasciato il Palazzo della Consulta aveva, infatti, iniziato a fare il volontario in carcere, mezza giornata ogni settimana nell’istituto milanese di Bollate, aiutando i detenuti a stilare ricorsi per tutelare i loro diritti.
Lui, grande giurista, lo faceva con la semplicità del novellino. «Diciamo che do il mio piccolo contributo, metto il mio mattoncino», diceva, ma ci teneva molto e in tante occasioni lo raccontava a noi giornalisti. «I detenuti sono lasciati in balìa degli eventi e quasi del tutto ignari della loro situazione giuridica».
Così lui faceva il difensore aggiunto. Professore di diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano dal 1983, era stato presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti e del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.
Politicamente su posizioni progressiste, negli anni Novanta era stato referente milanese dell’Ulivo, e nel 2010, unica esperienza politica, si candidò alle primarie del centrosinistra di Milano, ma arrivò solo terzo dopo Giuliano Pisapia e Stefano Boeri. Il 30 marzo 2013 venne invitato dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a far parte del gruppo dei dieci saggi incaricato di lavorare alle riforme necessarie al Paese. Pochi anni dopo, nel 2016, era stato in prima fila per il “no” al referendum costituzionale, mentre sostenne il “sì” a quello sul taglio dei parlamentari.
Uomo delle istituzioni, volontario ma anche innamorato dell’insegnamento, sempre disponibile con gli studenti, in particolare quelli più in difficoltà. Tra i suoi allievi la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, anche lei ex presidente della Consulta. «Per me, è stato innanzitutto il maestro che mi ha aperto la strada. Incontrato da studentessa nelle aule universitarie di Milano e rimasto sempre un punto di riferimento. Per tutta la vita, Valerio ha messo la sua passione contagiosa, la sua disarmante semplicità, la sua limpida intelligenza al servizio delle istituzioni e dei diritti degli ultimi, come i detenuti». E queste due facce di Onida, il giurista e il volontario, strettamente intrecciate tornano in tutti i ricordi.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio ne ha ricordato «la figura di maestro di diritto pubblico», «costantemente animato da forte spirito civico e da prezioso impegno per le istituzioni della Repubblica». «Ho perso un fratello. Era un uomo buono e un vero maestro», ha scritto il presidente della Consulta, Giuliano Amato. Di «un punto di riferimento insostituibile, una persona dalle rare qualità umane», parla il segretario del Pd, Enrico Letta. Mentre per Romano Prodi «in tanti dobbiamo dirgli grazie, per come ha vissuto nelle istituzioni, per essere sempre stato disponibile e attivo con il suo pensiero, anche severo, il suo impegno e la sua passione».
Il suo impegno in carcere viene ricordato dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ex Guardasigilli, che scrive delle «ragioni profonde del suo impegno civile e politico e della sua ricerca: la fiducia nell’uomo e nella possibilità del suo riscatto». È quello che sottolinea anche la Caritas ambrosiana, che in una nota ricorda come «la sua passione, il suo impegno civico, il suo mettersi al servizio delle Costituzione Italiana e degli ultimi ne fanno un esempio da seguire e da ricordare».