Post del Comitato Direttivo
Elogio del voto segreto e della continenza di chi dispone della maggioranza
Al momento la maggioranza governativa che sembrava poter disporre dei voti sufficienti per eleggere un giurista molto vicino alla Presidente del Consiglio alla carica di giudice della Corte costituzionale – a distanza di dieci mesi dalla vacanza che si è determinata nel collegio – non è riuscita nell’intento che si era prefissa mobilitandosi per la prevista deliberazione – l’ottava – del Parlamento in seduta comune. In realtà i voti di cui potrebbe disporre il centro-destra avrebbero bisogno di una qualche aggiunta senza la quale il quorum da raggiungere è davvero rischioso e ciò spiega perché i leader dell’opposizione, al cui interno ci potrebbe essere taluno disponibile a fornire l’aiutino necessario e magari pure promesso, abbiano in questa circostanza preferito sfilarsi dal voto o non partecipando alla seduta ovvero non facendo ritirare la scheda (e dunque astenendosi) ai parlamentari di riferimento (ci pare lo abbia fatto Azione).
La polemica politica, ogniqualvolta è in gioco l’elezione parlamentare di uno o più giudici costituzionali, è sempre dietro l’angolo e può essere evitata o contenuta ove si riesca a raggiungere un accordo che possa tenere alla prova dei fatti, tra le “fazioni” che aspirano, ognuno per la sua parte, a indicare una personalità di riferimento ideale “affidabile” (almeno in senso lato), e che tuttavia ci si deve augurare, su di un piano più generale, sia all’altezza del ruolo di grande delicatezza istituzionale che sarà chiamata ad assolvere. Ovviamente l’accordo tra i gruppi politici – non credo che sia opportuno in questo campo insistere sulla rigida osservanza del ruolo di maggioranza e di opposizione assunto dalle forze politiche chiamate a deliberare – si può più facilmente raggiungere se si tratta di eleggere più di un giudice (questa condizione si sta per concretizzare, venendo a scadenza altri tre giudici in carica), così da dividersi la “posta in gioco”!
In questo caso l’accordo per eleggere il “singolo” giudice costituzionale non è stato probabilmente neppure cercato ed ecco cosa è successo per l’ottava volta: inevitabile fumata nera! Stando così le cose, anche una Presidente del Consiglio molto volitiva e pratica, in grado sicuramente di fare valere la sua “forza elettorale” in particolare con i suoi alleati avrebbe dovuto e dovrebbe preoccuparsi di individuare una personalità accettabile in primo luogo dalla sua maggioranza (lo avrà fatto?), tanto più ove si pensi di poter contare su qualche compiacente voto “sottobanco” proveniente dall’esterno che potrebbe, tutto sommato, infastidire “l’interno”!
In fondo scrivere un nome sulla scheda che convinca davvero giovandosi della segretezza del voto può ancora consentire un anelito di libertà a ciascun parlamentare “nominato” che senta il bisogno di fare i conti con la propria coscienza! E ancora: lo scrutinio segreto è sempre stato utilizzato da chi intende votare in modo dissonante dalle indicazioni del gruppo di appartenenza, in realtà senza dichiararlo apertamente e dunque dissentendo ma non già alla luce del sole. Ed è anche per questa ragione – limitare il “gioco” strumentale dei c.d. franchi tiratori – che alla fine degli anni Ottanta i regolamenti di Camera e Senato hanno circoscritto a pochi casi la stessa possibilità di richiedere il ricorso al voto segreto, destinato perciò a soccombere a vantaggio del voto palese (e con riguardo a voti che comportano conseguenze sul piano economico-finanziario è inevitabile) tranne che si tratti di deliberare su scelte di coscienza relative, appunto, alle persone e ai loro diritti fondamentali. Quello che pare incontrovertibile è che se ci fosse stata la possibilità di esprimere un voto nominale da parte dei senatori e deputati in carica, il giudice costituzionale mancante, vicino alla Presidente Meloni, sarebbe operativo a tutti gli effetti già da qualche mese e sarebbe stato chiaro a chi, fuori dalla maggioranza di governo, quella scelta sarebbe andata bene. Comunque non tutti i mali vengono per nuocere e ben venga il voto segreto per scegliere persone destinate a ricoprire cariche istituzionali assai rilevanti.