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Comunicato stampa: nella riforma promossa dalla Presidente del Consiglio non c’è nulla di più lontano dall’insegnamento di Valerio Onida
L’Associazione “Passione Civile con Valerio Onida” intende precisare al fine di evitare una impropria strumentalizzazione conseguente alle parole della Presidente del Consiglio Meloni durante il suo intervento all’evento “la Costituzione di tutti, dialogo sul premierato, l’8 maggio 2024.
Nella riforma promossa dalla Presidente del Consiglio non c’è nulla di più lontano dall’insegnamento di Valerio Onida, come spiega Il Professor Antonio d’Andrea, Presidente della Commissione culturale dell’Associazione.
Il tema delle riforme costituzionali per Onida presupporrebbe una particolare attenzione, specie quando a parlarne sia la Presidente del Consiglio, tanto più se
questi può disporre di una solida maggioranza parlamentare (e, in effetti, critiche in questo senso rivolse tanto a Berlusconi quanto a Renzi). Anzitutto secondo Onida occorre prestare una particolare attenzione al metodo: se non c’è accordo che coinvolga i gruppi di opposizione e almeno quelli più significativi è consigliabile “fermarsi” tanto più se è il Governo a proporre la riforma come “bandiera” di un programma elettorale. Altrettanta, se non maggiore, attenzione va data ovviamente al merito: il vertice del Governo nel contesto parlamentare non ha, per definizione, nessun diretto collegamento con il corpo elettorale. Da un lato, il sistema parlamentare, con la sua proverbiale flessibilità, resta di gran lunga preferibile a mutazioni presidenziali che, in particolare, incidono necessariamente sulla funzione di garanzia esercitata dal Capo dello Stato nel contesto ordinamentale parlamentare. Funzione delicatissima che andrebbe viceversa preservata. La lezione di Onida è fondamentalmente questa ed è dunque strumentale evocare il clima di concordia tra i soggetti politici, in primo luogo, suggerito e persino invocato da Onida, ed applicarlo al tema del premierato promosso dal Governo Meloni, il quale da subito si è intestato, costi quel costi, una riforma del sistema parlamentare vigente. In effetti, tale riforma finisce per essere orientata verso una blindatura della maggioranza parlamentare intorno ad un capo-premier, a chiaro detrimento del ruolo rappresentativo del Parlamento e della rappresentanza dell’unità nazionale affidata esclusivamente al Capo dello Stato, titolare (non a caso) di poteri di garanzia e di nessun indirizzo politico autonomo rispetto a quello frutto del rapporto dialettico maggioranza parlamentare-Governo (da intendersi in senso prevalentemente collegiale). Quanto all’argomento che l’instabilità dei governi produrrebbe necessariamente una dilatazione senza controllo della spesa pubblica, nessuno può escludere che tale malcostume possa egualmente verificarsi proprio a causa della speciale legittimazione popolare del Premier, dimenticando, oltretutto, che su questo terreno oramai il controllo sui conti pubblici finisce per essere effettuato dagli organi che agiscono nell’ordinamento europeo.
10 Maggio 2024