Un caffè con Valerio

Post del Comitato Direttivo

Sull’idea di Costituzione di questa maggioranza

Luglio 2, 2024

In un articolato ragionamento che prendeva le mosse dagli esiti della Commissione Bozzi, nel momento in cui montava il tema delle innovazioni istituzionali da introdurre nel nostro Paese, Valerio Onida pubblicava – il 15 maggio 1985 su Il Sole 24 Ore – un articolo dal titolo “La nuova Costituzione è ancora troppo lontana” e scriveva: «…la stessa relazione Bozzi[1] si apre dando apertamente atto che la larghissima maggioranza dei commissari ha scartato l’idea della “seconda Repubblica” e si è orientata verso “una riconferma delle scelte fondamentali compiute a suo tempo dall’Assemblea costituente” senza revocare in dubbio i valori su cui si basava l’impianto della Costituzione del 1948. In concreto, quando si conferma il sistema di governo parlamentare, con due Camere entrambe formate sulla base di un suffragio universale e diretto, un Capo dello Stato eletto dalle Camere garante neutrale e privo di poteri attivi di indirizzo politico, un referendum legislativo solo con effetti abrogativi, un controllo di costituzionalità delle leggi, un autogoverno “semipieno” della magistratura, delle autonomie regionali nell’ambito di una struttura unitaria dello Stato (tutti aspetti sui quali la Commissione non propone revisioni di fondo), si accetta la sostanza della vigente organizzazione costituzionale. Tutto il resto appartiene al vastissimo e assai opinabile campo dei possibili miglioramenti (o peggioramenti), ritocchi, chiarimenti, integrazioni». Come si può facilmente notare, gli intenti dell’attuale maggioranza di governo e, in particolare, della stessa guida politica dell’Esecutivo, sembrano andare in tutt’altra direzione: si fuoriesce con il c.d. premierato dal sistema parlamentare vigente, si muta alla radice la tipologia della magistratura italiana e si utilizza il tema dell’autonomia regionale per favorire letture disgregative della unità della Repubblica, stimolando, da un lato eccitazioni para-secessionistiche e, dall’altro lato, guardando con sfavore al potenziamento dell’autogoverno regionale che pure si era accettato sin dalla stagione 1999-2001.

[1] Si trattava della relazione licenziata dalla prima Commissione bicamerale istituita nel 1983, incaricata di formulare al Parlamento proposte di revisione costituzionale e presieduta dal deputato del partito liberale Aldo Bozzi. I risultati della Commissione non ebbero di fatto alcun seguito. Dopo di allora, il “metodo bicamerale” per l’elaborazione di grandi riforme costituzionali fu ripreso, anche con l’attribuzione di speciali poteri referenti agli organi appositamente costituiti, nella XI Legislatura (bicamerale De Mita-Iotti) e nella XIII Legislatura (bicamerale D’Alema), ma sempre senza successo. Al di fuori di tali esperienze bicamerali, elaborazioni di proposte di riforma dell’assetto costituzionale – su impulso diretto del Governo – sono state formulate in seno ad appositi comitati di natura tecnica: il Comitato Speroni nella XII Legislatura e il Comitato Letta dei “35 saggi” nella XVII Legislatura.

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