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Post del Comitato Direttivo

Perché la pace vince sempre

Giugno 26, 2024

Pensare di dichiarare con forza la legittimità di guerre collegate a nobili e inevitabili ragioni di difesa e sopravvivenza di un popolo e di uno Stato, cominciando dalla loro riconosciuta integrità territoriale, proditoriamente aggrediti e/o minacciati da altri Stati singoli o coalizzati, è doveroso anche sul piano strettamente dello stretto diritto internazionale, per quanto ciò possa valere in concreto. Così come lo è farsi carico dell’esigenza esistenziale dello Stato aggredito e oppresso militarmente da altri, da parte di quella parte della Comunità internazionale ispirata dai valori propri del costituzionalismo occidentale che difende libertà e diritti dei singoli prima ancora che del popolo, garantisce al suo interno pluralismo politico nonché lo stesso rispetto dei vincoli liberamente assunti a livello sovranazionale, dai quali possono derivare obblighi specifici. Resta tuttavia da mettere in chiaro come il tenace perseguimento per via diplomatica della cessazione di un conflitto armato che riguarda altri Paesi e della via della pace tra loro, tanto più nell’attuale scenario globalizzato e minacciato dal possibile sciagurato uso di armi di distruzione di massa, per quanto possa apparire in prima battuta comodo disimpegno e anzi sostanziale acquiescenza alla prepotenza dell’aggressore, debba essere considerata di per sé una importante modalità alternativa all’aiuto militare che pure può essere richiesto e concesso da parte di altri Stati solidali con il popolo aggredito e vessato ingiustamente e illegittimamente. La pace come orizzonte al quale tendere non è perciò solo una conseguenza collegata ad una “vittoria sul campo” che rimetta al suo posto, quando sarà, l’aggressore sconfitto militarmente e ricacciato indietro o annientato! Rappresenta piuttosto e certamente per la nostra Costituzione una precisa opzione di “strategia politica” internazionale affinché cessi un conflitto bellico potenziale e concreto ovunque insorga. Del resto una volta raggiunta la pace o, se si vuole, cessata la guerra si avvia un’altra pagina di storia per gli Stati e le comunità coinvolte e ovviamente per quella internazionale, la quale si incaricherà di fare memoria di quello che è stato e dovrà essere riguardo alle tragiche vicende trascorse non potendosi dimenticare di distribuire torto e ragione tra oppressi e oppressori. È già stato così e lo sarà ancora nella storia dell’Umanità! Anche a questo serve la democrazia all’interno degli Stati: provare a evitare errori del passato e ricostruire un futuro migliore per chi viene dopo coloro che hanno patito guerra, sopraffazione, discriminazione, morte e che potranno dire di non aver vissuto vanamente contribuendo, sia pure pagando un prezzo elevatissimo, alla pace che prima non c’era.

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