di Albertina Soliani

L’associazione «Città dell’uomo», fondata da Giuseppe Lazzati, si unisce al largo cordoglio e rimpianto per la dipartita del professor Valerio Onida.

Qui ci è innanzitutto gradito ricordare l’antica collaborazione con il professor Lazzati, negli anni della sua direzione al quotidiano «L’Italia» (1961-64), da parte del giovane Onida come editorialista del giornale su temi istituzionali.

Valerio Onida è stato un maestro di Diritto costituzionale (ordinario presso l’Università degli Studi di Milano dal 1983), un generoso formatore di giovani – docenti e studenti – e una “bella persona”. Il suo magistero si è espresso come studioso e come docente, sempre come cittadino impegnato a dare il proprio alto contributo alle scienze giuridiche e politiche per illuminare e testimoniare il bene comune.

In dottrina ha valore ancor oggi di pietra miliare la sua monografia accademica del 1969, Le leggi di spesa nella Costituzione (Giuffrè, Milano), che resta paradigma di interpretazione non solo dell’art. 81, ma anche dell’insieme delle problematiche economico-finanziarie del nostro ordinamento. Innumerevoli e tutti altamente qualificati i suoi saggi e interventi in materia di forma di governo, autonomie locali e regionalismo, storia costituzionale del farsi della Repubblica – con particolare attenzione ai contributi del cattolicesimo democratico: Dossetti, La Pira, De Gasperi, Moro – e poi sulla Corte costituzionale – di cui fu autorevole Giudice dal 1996 e Presidente dal settembre 2004 al gennaio 2005 –, nonché sulle riforme istituzionali e costituzionali per le quali si impegnò senza indulgere a nuovismi semplificatori.

Così come non si è mai sottratto all’alta divulgazione e al dibattito nelle scuole, nei circoli culturali, in convegni e in mezzo al popolo. Resta eccellente per sapienza e chiarezza il suo prezioso libro, La Costituzione, più volte riedito da il Mulino (Bologna).

Sua cifra distintiva è sempre stata la difesa attiva, tenace e lungimirante della Costituzione vigente, nata nel crogiuolo ardente della Resistenza e nobilitata nell’Assemblea costituente. Ciò non per indulgere a un conservatorismo immobilista, ma per evitare scorciatoie fuorvianti e pericolose, perché, nei modi previsti dall’art. 138, anche la legge suprema può essere revisionata, con esclusione, beninteso, dei princìpi supremi dell’ordinamento costituzionale.

Prima della revisione – o addirittura della sua manomissione – ci deve essere però attuazione piena e convinta del dettato costituzionale. Da qui la battaglia di Onida per i valori da custodire, i princìpi da far fruttare e le istituzioni da rinnovare.

Egli è stato fino in fondo uomo delle istituzioni: come apprezzato consulente e redattore degli Statuti autonomisti del Comune di Milano e della Regione Lombardia; alla Corte costituzionale; nel Gruppo di saggi nominati (marzo 2013) dal Presidente Napolitano per mettere a punto un piano di riforme necessarie al paese; alla Scuola Superiore della Magistratura, per limitarci agli incarichi più rilevanti e impegnativi.

Valerio Onida è stato particolarmente vicino a «Città dell’uomo», avendo spesso animato le nostre iniziative per la difesa attiva della Costituzione con relazioni e interventi ai Convegni da noi promossi.

Ricordiamo con gratitudine che a lui fu affidata nel novembre 2010 la Lectio alla prima «Cattedra Lazzati», intitolata Per la Costituzione, che riscosse un grande successo di partecipazione e condivisione. Sua è anche la voce Costituzionalismo – uno degli ultimi scritti, consegnato a fine maggio 2021 – per il Dizionarietto di politica, curato dalla nostra associazione e in uscita nelle prossime settimane presso l’Editrice Morcelliana – Scholé di Brescia.

È giusto, però, concludere con un ricordo di lui come una “bella persona”.

Appena concluso l’ufficio di Presidente della Corte costituzionale, Valerio ha svolto attività di volontariato nel carcere di Bollate (Milano). Un giorno alla settimana, aiutava i detenuti a scrivere istanze, chiedere permessi e valutare la loro posizione giuridica. Era il modo più semplice e diretto per dare attuazione al precetto costituzionale, secondo cui «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del con- dannato» (art. 27).

Anche per questa sua fedeltà militante, il suo carattere mite, ma non arrendevole, gli si addice il titolo di «uomo della Costituzione».

Associazione «Città dell’uomo»
(Milano, 16 maggio 2022)